Presentazione
Raccontare significa non dare nulla per scontato.
A ogni romanzo si ricomincia daccapo, si rimettono alla prova invenzione e capacità narrativa. L’arroganza non deve appartenere allo scrittore, perché il pubblico va sempre riconquistato.
Non è detto che il lettore che ti ha già apprezzato continui a farlo: dipende da cosa proponi e dall’amore che nutri verso di lui.
Sì, perché amore significa innanzi tutto rispetto: mai tradire la fiducia riposta in te, mai propinare piatti riscaldati
spacciandoli per nuovi.
Non è detto che il lettore che ti ha già apprezzato continui a farlo: dipende da cosa proponi e dall’amore che nutri verso di lui.
Sì, perché amore significa innanzi tutto rispetto: mai tradire la fiducia riposta in te, mai propinare piatti riscaldati
spacciandoli per nuovi.
In ultima analisi, mai imbrogliare. Non che sia facile creare trame sempre inedite, ma se ambientazione e personaggi suscitano emozioni e partecipazione emotiva, allora significa che ce l’hai fatta ancora una volta.
È il filo che lega chi scrive a chi legge: una sorta di magia, capace di trasformare la fantasia in realtà.
Mi chiedono spesso il motivo per cui ho scelto di ambientare i miei romanzi nel medioevo.
Non ho risposte, se non che forse è stato il Medioevo a scegliere me.
Di certo, so che da quando ho cominciato a documentarmi sulle vicende di quei secoli tanto lontani, ho capito che, fatto salvo il decisivo miglioramento delle attuali condizioni di vita, le consonanze fra passato e presente sono ancora molte e significative: l’arroganza del potere, l’avidità di denaro, la prevaricazione sui più deboli, la violenza, la volontà di possesso esercitata sulla donna, il terrore della morte.
Sono proprio queste similitudini ad avermi indotto a narrare del passato: il passato come specchio del presente, una superficie in grado di riflettere passioni e paure. Quelle che ancora pervadono la nostra vita di uomini del ventunesimo secolo.
Mi chiedono spesso il motivo per cui ho scelto di ambientare i miei romanzi nel medioevo.
Non ho risposte, se non che forse è stato il Medioevo a scegliere me.
Di certo, so che da quando ho cominciato a documentarmi sulle vicende di quei secoli tanto lontani, ho capito che, fatto salvo il decisivo miglioramento delle attuali condizioni di vita, le consonanze fra passato e presente sono ancora molte e significative: l’arroganza del potere, l’avidità di denaro, la prevaricazione sui più deboli, la violenza, la volontà di possesso esercitata sulla donna, il terrore della morte.
Sono proprio queste similitudini ad avermi indotto a narrare del passato: il passato come specchio del presente, una superficie in grado di riflettere passioni e paure. Quelle che ancora pervadono la nostra vita di uomini del ventunesimo secolo.